Le Successeur de pierre
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CORRIERE DELLA SERA
Un futuro da thriller nel guscio elettronico
par Stefano CINGOLANI

 

     

"Un futuro da thriller nel guscio elettronico"


"Visti dall'esterno erano dei container, in tutto e per tutto somiglianti a quelli utilizzati per il trasporto delle merci. All'interno erano arredati come roulotte, la cui moda prima della peste si era diffusa tra gli strati popolari. Li si accatastava a mano a mano sulle aree di stoccaggio. Una volta a posto, li si agganciava ai circuiti d'aria condizionata, d'acqua, d'elettricità, di evacuazione degli effluenti, poi li si connetteva al Web".
E il 2032 e cosi si vive da quando un virus satanico ha sterminato un terzo dell'urnanità. La legge proibisce ogni contatto. I sopravvissuti sono chiusi in una sorta di bozzolo; come tante larve, abitano in "megalopoli che assomigliano ai terminali merci di Marsiglia, Rotterdam o Hong Kong". Quel che li lega è soltanto la Grande rete.
In un baccello tra gli altri, nell'unîtà di sopravvivenza Milton Friedman, in California, lavora Calvin, il protagonista di Le Successeur de pierre, il romanzo di Jean-Michel Truong. Appena uscito in Francia presso l'editore Denoel, è un thriller di fantascienza degno delle sceneggiature di George Lucas; ma nello stesso tempo è una riflessione filosofica e una denuncia politica sull'onda di Aldous Huxley o George Orwell. Il futuro che l'autore descrive non è poi cosi lontano dal nostro presente. "Internet dà l'impressione di avvicinare gli individui, in realtà li rinchiude nel loro guscio elettronico - spiega Truong. L'uomo conosce i suoi simili e il mondo non solo attraverso gli occhi e la mente, ma attraverso le mani, il naso, il corpo. Il contatto, gli odori, le sensazioni non possono essere riprodotte dalla Grande Rete, che ci procura solo una Grande Illusione. Basti pensare a come è aberrante il sesso via Web".
Truong è una figura singolare di scienziato, imprenditore e intellettuale, un prodotto di incroci culturali diversi e di un'inestinguibile sete di conoscenza. Nato a Strasburgo 48 anni fa, i suoi antenati sono cinesi fuggiti in Vietnam ai tempi della guerra dell'oppio. Cacciata dai Vietminh, la famiglia emigra sui bordi del Reno e il padre apre il primo ristorante cinese di Strasburgo. La madre, alsaziana, Io indirizza verso la scienza; ma le origini orientali a poco a poco Io fanno allontanare dal sogno faustiano sul quale si basa la cultura dell'Occidente. Diventato esperto di alte tecnologie, in particolare di energia nucleare, lavora a lungo in Africa, poi in Iran prima della caduta dello scià. Tornato in Francia, nell'84 fonda la prima società di intelligenza artificiale. Ben presto, il suo spirito inquieto Io spinge alla ricerca delle proprie radici. "E per ragioni sentimental -familia ri che ho scoperto la Cina", confessa. Decide di trasferirsi nella terra degli avi e sviluppare anche Il i suoi lavori sull'intelligenza artificiale. "Da ingenuo occidentale - racconta - non avevo capito che il Paese non era pronto, non aveva nemmeno le infrastrutture necessarie. Ma soprattutto non mi rendevo conto di quanto pesassero ancora le strutture della parentela e i legami con la storia". L'insuccesso non Io scoraggia: "E stata una grande lezione di umiltà, per me cresciuto con l'arroganza dell'Occidente". Nel 1991 torna in Cina per France Telecom, come consulente di alta tecnologia. Da allora divide la sua vita tra Strasburgo e Pechino.
La biografia è importante per comprendere il percorso di Truong diventato una sorta di spirito critico di Internet. "Non ho programmato la mia vita - racconta -, piuttosto mi sono fatto trasportare dal vento. Vede, faccio judo da quando ero giovane e ho imparato che non bisogna contrastare la forza, ma assecondarla". Primo problema: la tecnologia e la storia possono conciliarsi? E come? Secondo problema: non stiamo creando un sistema sociale che legittima il dominio delle cose sugli uomini? "Abbiamo affidato a una pietra, al silicio, la nostra coscienza", proclama Truong (di qui il titolo del romanzo, "Il successore di pietra").
Il neoliberismo è l'ideologia del mondo in bozzoli, dove ognuno pensa solo a se stesso. L'eroe di Truong è un hacker-investigatore che, attraverso i labirinti del Web, dovrebbe trovare la verità e svelare una serie di misteri a catena. In questo viaggio costellato di azione e di riflessioni filosofiche, Calvin scopre a poco a poco il senso terribile della nostra società. "Io Io chiamo il paradigma del gambero - spiega Io scrittore. Esiste una larva nel fondo degli stagni che si impadronisce dei gamberi e, attraverso l'emissione di una sostanza che agisce sul sistema nervoso dei crostacei, li spinge a cercare la luce, a muoversi sempre più verso la superficie, fino a toccare la terraferma. L'i giunti, muoiono. Cosi agisce la creatura che si è impadronita dell'umanità". E possibile sfuggirle? "Sono molto pessimista - risponde Truong. Due grandi tentativi sono falliti: il cristianesimo prima, il comunismo poi. Oggi possiamo cercare dei palliativi, fare in modo che per le vittime ci sia meno male possible. Vede, le kapo del neoliberismo ne traggono vantaggi e in cambio assicurano la disciplina. Ma immense masse umane restano ai margini. E noi per loro possiamo solo avere compassione. Non ci sono soluzioni positive, non resta che il suicidio o una rassegnazione confortevole". E cosi, nel lungo viaggio dalla ragione tecnologica allo spirito, Truong approda sulle stesse rive del Buddha.

Stefano Cingolani

© Corriere della Sera, octobre 1999

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