"Visti dall'esterno erano dei
container, in tutto e per tutto somiglianti a quelli
utilizzati per il trasporto delle merci. All'interno
erano arredati come roulotte, la cui moda prima della
peste si era diffusa tra gli strati popolari. Li si
accatastava a mano a mano sulle aree di stoccaggio.
Una volta a posto, li si agganciava ai circuiti d'aria
condizionata, d'acqua, d'elettricità, di evacuazione
degli effluenti, poi li si connetteva al Web".
E il 2032 e cosi si vive da quando un virus satanico
ha sterminato un terzo dell'urnanità. La legge
proibisce ogni contatto. I sopravvissuti sono chiusi
in una sorta di bozzolo; come tante larve, abitano in
"megalopoli che assomigliano ai terminali merci di Marsiglia,
Rotterdam o Hong Kong". Quel che li lega è soltanto
la Grande rete.
In un baccello tra gli altri, nell'unîtà
di sopravvivenza Milton Friedman, in California, lavora
Calvin, il protagonista di Le Successeur de pierre,
il romanzo di Jean-Michel Truong. Appena uscito in Francia
presso l'editore Denoel, è un thriller di fantascienza
degno delle sceneggiature di George Lucas; ma nello
stesso tempo è una riflessione filosofica e una
denuncia politica sull'onda di Aldous Huxley o George
Orwell. Il futuro che l'autore descrive non è
poi cosi lontano dal nostro presente. "Internet dà
l'impressione di avvicinare gli individui, in realtà
li rinchiude nel loro guscio elettronico - spiega Truong.
L'uomo conosce i suoi simili e il mondo non solo attraverso
gli occhi e la mente, ma attraverso le mani, il naso,
il corpo. Il contatto, gli odori, le sensazioni non
possono essere riprodotte dalla Grande Rete, che ci
procura solo una Grande Illusione. Basti pensare a come
è aberrante il sesso via Web".
Truong è una figura singolare di scienziato,
imprenditore e intellettuale, un prodotto di incroci
culturali diversi e di un'inestinguibile sete di conoscenza.
Nato a Strasburgo 48 anni fa, i suoi antenati sono cinesi
fuggiti in Vietnam ai tempi della guerra dell'oppio.
Cacciata dai Vietminh, la famiglia emigra sui bordi
del Reno e il padre apre il primo ristorante cinese
di Strasburgo. La madre, alsaziana, Io indirizza verso
la scienza; ma le origini orientali a poco a poco Io
fanno allontanare dal sogno faustiano sul quale si basa
la cultura dell'Occidente. Diventato esperto di alte
tecnologie, in particolare di energia nucleare, lavora
a lungo in Africa, poi in Iran prima della caduta dello
scià. Tornato in Francia, nell'84 fonda la prima
società di intelligenza artificiale. Ben presto,
il suo spirito inquieto Io spinge alla ricerca delle
proprie radici. "E per ragioni sentimental -familia
ri che ho scoperto la Cina", confessa. Decide di trasferirsi
nella terra degli avi e sviluppare anche Il i suoi lavori
sull'intelligenza artificiale. "Da ingenuo occidentale
- racconta - non avevo capito che il Paese non era pronto,
non aveva nemmeno le infrastrutture necessarie. Ma soprattutto
non mi rendevo conto di quanto pesassero ancora le strutture
della parentela e i legami con la storia". L'insuccesso
non Io scoraggia: "E stata una grande lezione di umiltà,
per me cresciuto con l'arroganza dell'Occidente". Nel
1991 torna in Cina per France Telecom, come consulente
di alta tecnologia. Da allora divide la sua vita tra
Strasburgo e Pechino.
La biografia è importante per comprendere il
percorso di Truong diventato una sorta di spirito critico
di Internet. "Non ho programmato la mia vita - racconta
-, piuttosto mi sono fatto trasportare dal vento. Vede,
faccio judo da quando ero giovane e ho imparato che
non bisogna contrastare la forza, ma assecondarla".
Primo problema: la tecnologia e la storia possono conciliarsi?
E come? Secondo problema: non stiamo creando un sistema
sociale che legittima il dominio delle cose sugli uomini?
"Abbiamo affidato a una pietra, al silicio, la nostra
coscienza", proclama Truong (di qui il titolo del romanzo,
"Il successore di pietra").
Il neoliberismo è l'ideologia del mondo in bozzoli,
dove ognuno pensa solo a se stesso. L'eroe di Truong
è un hacker-investigatore che, attraverso i labirinti
del Web, dovrebbe trovare la verità e svelare
una serie di misteri a catena. In questo viaggio costellato
di azione e di riflessioni filosofiche, Calvin scopre
a poco a poco il senso terribile della nostra società.
"Io Io chiamo il paradigma del gambero - spiega Io scrittore.
Esiste una larva nel fondo degli stagni che si impadronisce
dei gamberi e, attraverso l'emissione di una sostanza
che agisce sul sistema nervoso dei crostacei, li spinge
a cercare la luce, a muoversi sempre più verso
la superficie, fino a toccare la terraferma. L'i giunti,
muoiono. Cosi agisce la creatura che si è impadronita
dell'umanità". E possibile sfuggirle? "Sono molto
pessimista - risponde Truong. Due grandi tentativi sono
falliti: il cristianesimo prima, il comunismo poi. Oggi
possiamo cercare dei palliativi, fare in modo che per
le vittime ci sia meno male possible. Vede, le kapo
del neoliberismo ne traggono vantaggi e in cambio assicurano
la disciplina. Ma immense masse umane restano ai margini.
E noi per loro possiamo solo avere compassione. Non
ci sono soluzioni positive, non resta che il suicidio
o una rassegnazione confortevole". E cosi, nel lungo
viaggio dalla ragione tecnologica allo spirito, Truong
approda sulle stesse rive del Buddha.